Corte d'Assise (1930)
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Regia/Director: Guido Brignone Soggetto/Subject: Giuseppe Romualdi Sceneggiatura/Screenplay: Guido Brignone, Mario Serandrei Interpreti/Actors: Marcella Albani (Leda Astorri), Lya Franca (Dora Bardi), Elvira Marchionni (cognata del guardiacaccia), Carlo Ninchi (Marcello Barra, guardiacaccia), Renzo Ricci (Aroldo Cramoli), Elio Steiner (Giulio Alberti), Giovanni Cimara (Alberto Astorri, marito di Leda), Camillo De Rossi (Adolfo Calandri), Vasco Creti (Giovanni, cameriere di casa Astorri), Francesco Coop [Franco Coop] (portiere di casa Calandri), Giorgio Bianchi (sconosciuto), Luigi Carini (presidente del tribunale), Raimondo Van Riel (procuratore generale), Oreste Fares (avvocato difensore), Mercedes Brignone, Gino Sabbatini, Umberto Sacripante, Franz Sala, Giuseppe Pierozzi, Augusto Bandini, Alfredo Martinelli, Clara di Martignano, Elena Zoar, Alberto Castelli, Tullio Galvani, Giuseppe Gambardella, Walter Grant, Roberto Pasetti, Bruno Castellani, Nino Altieri, Rosetta Calavetta, Uberto Cocchi, Lorenzo Soderini, Vittorio Bianchi, Jolanda Di Lorenzo, Amerigo Bombrazzi, Rinaldo Rinaldi, Angelo Marsili, Flora Rossini, Giuseppe Farnesi, Enrico De Martino, Salvatore Schiavo, Umberto Maestri, Francesco Ciancamerla, Enrico Marignetti, P. Cantinelli Fotografia/Photography: Ubaldo Arata, Massimo Terzano Musica/Music: Pietro Sassòli Scene/Scene Design: Gastone Medin Suono/Sound: Vittorio Trentino Montaggio/Editing: Guido Brignone Produzione/Production: Cines-Pittaluga Distribuzione/Distribution: Anonima Pittaluga censura: 26214 del 31-12-1930 Trama: Durante un ricevimento in una villa, il ricco banchiere Calandri viene ucciso nel parco con un colpo di pistola. Viene subito arrestato il guardacaccia Barra, che però si dichiara innocente. Nel corso del processo si scopre che l'imputato aveva minacciato la vittima, colpevole di corteggiare la cognata di quello. La deposizione di un giornalista presente alla festa rivela poi l'esistenza di rapporti tra la vittima e la signora Astorri. Interrogata, la donna ammette di aver più volte incontrato il banchiere per chiedere clemenza per il proprio fratello, autore di una truffa ai danni di Calandri. Poiché questi, che si era innamorato di lei, voleva ricattarla, ella l'aveva ucciso. Ma la ricostruzione del delitto smentisce la dichiarazione della signora. Nel frattempo, il fratello della donna si uccide, ma lascia una lettera in cui scagiona la sorella e, nel contempo, si dichiara innocente. Dopo una fitta serie di indagini e interrogatori, dopo gli interventi del Presidente, del Pubblico Ministero, dell'avvocato della Difesa e della parte civile, il guardacaccia, sempre più inchiodato dai fatti, confessa la propria colpevolezza. |
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