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Lettere dal deserto - elogio della lentezza (2013)

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Lettere dal deserto - elogio della lentezza (2013)

Letters From the Desert (Eulogy to Slowness)



Regia/Director: Michela Occhipinti
Soggetto/Subject: Michela Occhipinti
Sceneggiatura/Screenplay: Michela Occhipinti
Fotografia/Photography: Pau Mirabet
Musica/Music: Cristiano Fini
Suono/Sound: Vep Cullere
Montaggio/Editing: Antonella Bianco
Produzione/Production: Axelotil Film di Arcopinto Gianluca & C.
censura: 107222 del 08-04-2013
Altri titoli: Letters From the Desert (Eulogy to Slowness)
Trama: Il mondo corre. Hari cammina. Le sue scarpe consumate percorrono lunghe distanze nel deserto per recapitare messaggi chiusi in lettere scritte a mano, dalla calligrafia preziosa, da consegnare a destinatari che abitano villaggi sperduti, chiusi in una dimensione temporale dimenticata, fuori dal mondo. Le lettere parlano di amori, matrimoni, successi e decessi, quelle che portano la morte si riconoscono subito, sono quelle con l'angolo destro tagliato, che Hari legge sull'uscio ad alta voce e poi strappa, perché le brutte notizie vanno distrutte, disperse, cancellate per sempre. In un mondo in cui il tempo è un lusso, la velocità è sinonimo di efficienza e civiltà, e dove si comunica premendo tasti che riproducono caratteri tutti uguali, la storia di Hari è un'isola cristallizzata nel tempo. Quando l'unico modo per comunicare era un foglio, una penna, l'inchiostro. Quando la gente era ancora in grado di aspettare. Un ritorno alla lentezza, e alla natura, quella inospitale del deserto del Thar. Finché arrivano delle strane torri metalliche, intruse nel paesaggio, a rivoluzionare la vita del piccolo villaggio…
Sinopsys: The world runs. Hari walks. His worn-out shoes cover long distances in the desert to deliver messages that are closed in letters with a precious handwriting for addressees who live in remote villages, cloistered in a forgotten temporal dimension, out of this world. The letters talk about loves, weddings, successes and deceases, those that bear news of death are immediately recognisable, the envelopes with the right corner torn off, those that Hari reads out in the doorway, and then tears to bits, because bad news must be destroyed, scattered, deleted forever. In a world in which time is luxury, speed is synonymous with efficiency and civilization, and in which people communicate pressing buttons that reproduce identical characters, the story of Hari is an island fossilized in time. When the only way to communicate was a sheet of paper, a pen, some ink. When people were still able to wait. A return to slowness, and to nature, the harsh nature of the Thar desert. Until some weird metallic tower arrive, as intruders in the landscape, to revolutionize the life of the small village…

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