Un altro me (2017)
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Regia/Director: Claudio Casazza Soggetto/Subject: Claudio Casazza Sceneggiatura/Screenplay: Claudio Casazza Fotografia/Photography: Claudio Casazza Suono/Sound: Alessio Fornasiero Montaggio/Editing: Luca Mandrile Produzione/Production: GraffitiDoc Distribuzione/Distribution: LAB 80 Film Soc. Coop. r.l. censura: 112035 del 10-04-2017 Trama: Un anno nel carcere di Bollate con un gruppo di 'sex offenders' e gli psicologi dell'Unità di Trattamento intensificato del CIPM, primo esperimento in Italia di prevenzione della recidiva per reati sessuali. Sergio, Gianni, Giuseppe, Valentino, Carlo ed Enrique, insieme agli altri, sono i condannati che nel gergo carcerario classico vengono definiti come 'infami', e che l'istituzione ributta sulla strada dopo mesi o anni di isolamento. Il film di Claudio Casazza ci permette di avvicinarci per un momento a questi uomini di diverse età ed esperienze, 'mostri' agli occhi dei più, e lo fa con sensibilità e discrezione, mantenendo una distanza dal loro mondo disturbato, che trova espressione visiva nel permanente 'fuori fuoco' che li avvolge. Il fuori fuoco finisce per diventare un velo che protegge sia loro sia lo spettatore dalla crudezza dei loro atti e della pesante censura sociale a loro carico, e che permette di guardare più a fondo dentro di loro: fino alle premesse profonde dei loro atti, alla narrazione interna che li ha sostenuti e giustificati, agli alibi culturali che li hanno permessi. Il lavoro del gruppo di psicologi, soprattutto attraverso la parola, finisce così per accompagnarci con un sottile crescendo alla scoperta di qualcosa di profondo che forse preferiremmo evitare: il mostro è il nostro simile, nostro figlio, e possiamo essere noi, se certi meccanismi di empatia e di controllo sono saltati. Il lavoro di gruppo che mostriamo nel film ci fa capire come molti stimoli intorno a noi ci spingono quotidianamente a vedere l'altro come un oggetto, un giocattolo, una preda, o una nostra appendice, e ad attribuire a noi stessi, perfino in buona fede, il ruolo di arbitri del loro destino. |
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