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The Man Who Stole Banksy L'uomo che rubò Banksy (2018)

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The Man Who Stole Banksy L'uomo che rubò Banksy (2018)



Regia/Director: Marco Proserpio
Soggetto/Subject: Marco Proserpio, Filippo Perfido
Sceneggiatura/Screenplay: Marco Proserpio, Filippo Perfido
Fotografia/Photography: Jacopo Farina
Musica/Music: Federico Dragogna, Matteo Pansana
Montaggio/Editing: Domenico Mimmo Nicoletti
Produzione/Production: Marco Proserpio Production
censura: 113001 del 15-02-2018
Trama: È il 2007. Banksy e la sua squadra si introducono nei territori occupati e firmano a modo loro case e muri di cinta. I palestinesi però non gradiscono. Il murales del soldato israeliano che chiede i documenti all'asino li manda su tutte le furie: passi l'essersi introdotto nei territori e l'aver agito senza nemmeno presentarsi alla comunità ma essere dipinti come asini davanti al resto del mondo è davvero troppo. A vendicare l'affronto con un occhio al bilancio ci pensa Walid, palestrato taxista del posto: con un flessibile ad acqua e l'aiuto della comunità, decide di tagliare il muro della discordia. Obiettivo dichiarato: rivenderlo al maggior offerente. Questa è la storia dello sguardo palestinese su un'arte di strada di matrice occidentale e sui messaggi che la street art veicola sul muro che separa Israele dalla Striscia di Gaza, ma è anche, al tempo stesso, il racconto della nascita di un mercato parallelo, tanto illegale quanto spettacolare, di opere di street art prelevate dalla strada senza il consenso degli artisti. Sono passati sette anni da allora e l'asta per quel pezzo di muro non si è ancora conclusa: per oltre centomila dollari una tonnellata di muro di uno degli artisti più celebri è stata trasferita in Scandinavia e ora pensa a volare oltreoceano. Partendo da alcuni casi concreti di opere finite sul mercato all'insaputa dei loro autori, The Man who stole Banksy affronta tematiche d'attualità legate alla comparsa della speculazione nel mercato della street art, al diritto d'autore, al confronto tra culture diverse in un'ottica post-coloniale e al recupero di opere percepite come delle vere e proprie sfide tecnologiche anche da restauratori specializzati nello stacco di affreschi rinascimentali. Il docufilm alterna riprese fatte in strada in diversi paesi a delle interviste ad alcuni degli esperti riconosciuti a livello internazionale su questi temi - giornalisti, professori universitari, galleristi, avvocati - e a personaggi chiave di questo mercato parallelo della street art. The Man who stole Banksy dà soprattutto voce, per la prima volta, a Walid, lasciandogli la possibilità di spiegare la sua scelta di segare, per venderli, i muri offerti da Banksy al popolo palestinese, lasciando decidere al pubblico chi sono i buoni e i cattivi in questa storia, perché, come spesso accade, anche qui è solo una questione di punti di vista.

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