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Forse Dio è malato (2008)

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Forse Dio è malato (2008)

Maybe God Is Ill



Regia/Director: Franco Brogi Taviani
Soggetto/Subject: Franco Brogi Taviani, da om. libro di W.Veltroni
Sceneggiatura/Screenplay: Franco Brogi Taviani
Interpreti/Actors: documentario
Fotografia/Photography: Stefano Moser
Musica/Music: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Montaggio/Editing: Alessandro Cerquetti
Produzione/Production: Ager 3
Distribuzione/Distribution: Istituto Luce S.p.A.
Vendite all'estero/Sales abroad: Rai Trade
censura: 101515 del 28-02-2008
Altri titoli: Maybe God Is Ill
Trama: Forse Dio è malato è un documentario ispirato al saggio omonimo di Walter Veltroni. Le riprese sono state effettuate in diversi paesi africani (Kenia, Guinea, Angola, Uganda, Mozambico, Sud Africa) e in ognuno di essi sono stato affrontato uno o più argomenti di particolare attualità, scelti tra i tanti che caratterizzano in maniera drammatica per non dire esplosiva gran parte dell’Africa di oggi. L’elemento unificante che costituisce il filo conduttore dell’intero film è la presenza di cantanti, cantastorie, musicisti sia tradizionali che moderni ai quali è affidata la narrazione di alcuni episodi che, alternati a racconti e squarci di vita reale, ci aiutano a delineare il ritratto di un continente segnato da una realtà sicuramente dolorosa e non di rado spietata, ma anche fortemente vitale e per molti aspetti imprevedibile e al cui straordinario fascino è difficile sottrarsi.
Sinopsys: Maybe God is Ill is a documentary based on an essay written under the same title by Walter Veltroni. The filmed sequences were shot in a number of different African countries (Kenya, Guinea, Angola, Uganda, Mozambique, South Africa), with each addressing one or more issues selected from among the many that are dramatically and, at times, explosively relevant to much of Africa today. The unifying motif of the film is the presence of singers, storytellers and musicians, both traditional and modern. By narrating a number of episodes interspersed with slices of real life they contribute to providing a portrait of a continent undoubtedly burdened by any number of painful, often cruel situations, but also full of life and, in many respects, unpredictable, with a magnetic allure that is hard to resist.

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