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Tempo di uccidere (1989)

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Tempo di uccidere (1989)



Regia/Director: Giuliano Montaldo
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Furio Scarpelli, Paolo Virzì, Giacomo Scarpelli, Giuliano Montaldo
Interpreti/Actors: Nicolas Cage (ten. Enrico Silvestri), Ricky Tognazzi (Mario), Patrice Flora Praxo (Miriam), Giancarlo Giannini (maggiore), Gianluca Favilla (autista di Enrico), Georges Claisse (Tiberi, Maggiore medico), Robert Liensol (Joannes), Vittorio Amandola (Cerioni), Paopei Andreoli (mascotte del Genio), Mario Mazzarotto (furiere), Michele Melega (operaio biondo), Franco Trevisi (sergente)
Fotografia/Photography: Blasco Giurato
Musica/Music: Ennio Morricone
Costumi/Costume Design: Elisabetta Montaldo
Scene/Scene Design: Davide Bassan
Suono/Sound: Daniel Brisseau
Montaggio/Editing: Alfredo Muschietti
Produzione/Production: D.M.V. Distribuzione, Dania Film, Ellepi Film, Surf Film, Reteitalia, ItalFrance Films, Paris
Distribuzione/Distribution: Titanus Distribuzione
censura: 85106 del 17-10-1989
Altri titoli: Le raccourci, Time to Kill
Trama: Etiopia 1936. Il giovane tenente Enrico Silvestri si allontana dal suo battaglione. E' tormentato da un improvviso mal di denti e va in cerca di un medico che possa curare il suo malore dolorante. Uno stupido incidente di camion segna l'inizio di una avventura straordinaria, vissuta da un uomo che invece non ha assolutamente nulla di straordinario. Il camion si rovescia sul ciglio della strada; Enrico allora decide di prendere una scorciatoia, ma ben presto si smarrisce nella boscaglia, dove la natura è diversa, fitta di vegetazione e di alberi secolari e monumentali. Per caso incontra una ragazza, la costringe all'amore: è una scoperta, lei è tenera e dolce. Poi, sparando ad un animale, per sbaglio la ferisce e per paura la lascia morire. Quindi, per nascondere la sua colpa, la seppellisce e fugge. Ma le circostanze lo riportano continuamente, come una maledizione, in quei luoghi. Vuole dimenticare, ma non ci riesce anche per la continua, ossessionante presenza, del vecchio padre e del fratello bambino della ragazza. Il timore di venire scoperto diventa poi terrore quando il tenente ha il sospetto di essere stato contagiato dalla sua vittima, di avere preso la lebbra. Ormai la sua fuga è disperata, di un uomo che non ha più difese di fronte al male che porta in sé. Alla fine tutto si ricompone: nessuno ha scoperto il delitto del tenente, la lebbra non lo ha infettato. Ora nel caos del porto di Massaua, affollato di truppe italiane che tornano in patria, il colpevole s'imbarca per l'Italia, lascia l'Africa, ormai rassicurato.

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