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Le due verità (1951)

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Le due verità (1951)



Regia/Director: Antonio Leonviola [Leonviola]
Soggetto/Subject: Antonio Leonviola [Leonviola]
Sceneggiatura/Screenplay: Antonio Leonviola [Leonviola], René Le Porte
Interpreti/Actors: Anna Maria Ferrero (Maria Luce), Michel Auclair (Loris), Michel Simon (avvocato barbone), Valentine Tessier (madame Muk), Ruggero Ruggeri (presidente tnbunale), Giulio Stival (procuratore generale), Mario Pisu, Floria Torrigiani, Enzo Furlai [Enzo Furlanetto], Lilli Drago, Carla Arrigoni, Gino Rossi, Vittorio Manfrino, Clara Ferrero, Diego Parravicini, Anty Ramazzini
Fotografia/Photography: Enzo Serafin
Musica/Music: Bruno Maderna
Montaggio/Editing: Rodolfo Palermi
Produzione/Production: Villani e Caretta
Distribuzione/Distribution: Paramount Films
censura: 10707 del 07-11-1951
Altri titoli: Engel oder Sünderin
Trama: Il giovanissimo Loris Lut è incolpato di avere ucciso la sua amante Maria Luce: secondo l'accusa, la donna, colpita da un proiettile sparato da Loris, sarebbe caduta sotto un tram e avrebbe trovato la morte. Sul cadavere, ridotto in pietose condizioni, non c'è però traccia di ferite da pistola. L'imputato, come fosse in trance, non risponde alle domande e si chiude nel suo mutismo. Secondo il procuratore generale, Loris è profondamente corrotto, nonostante la giovane età: secondo il magistrato, ha sedotto l'ingenua Maria Luce e poi l'ha uccisa brutalmente. L'accusa chiede per lui l'ergastolo, mentre la difesa d'ufficio si limita ad invocare la clemenza dei giudici. Mentre la Corte sta per ritirarsi, un uomo sghignazza rumorosamente in aula: è una specie di mendicante, nel quale il presidente riconosce un avvocato radiato dall'albo. Interrogato dal presidente, l'ex-avvocato rievoca la fine di Maria Luce: fondandosi su particolari esatti, sfuggiti all'accusa, attribuisce la morte ad un disgraziato accidente. La sua testimonianza è tutta a difesa di Loris: ricostruendo in tutt'altro modo la vicenda dei rapporti tra i due giovani, l'uomo presenta Loris come un giovane ingenuo e dabbene, vittima di una ragazza precocemente corrotta e attaccata al denaro. Quando il presidente della corte esorta ancora una volta l'imputato a parlare, il giovane reclina il capo sul braccio e muore.

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