Crazy Joe [Crazy Joe] (1974)
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Regia/Director: Carlo Lizzani Soggetto/Subject: Dino Maiuri, Massimo De Rita, opera Sceneggiatura/Screenplay: Dino Maiuri, Massimo De Rita, Carlo Lizzani Interpreti/Actors: Peter Boyle (Crazy Joe), Paula Prentiss (Anne), Fred Williamson (Willy), Rip Torn (Ritchie), Charles Cioffi (Coletti), Eli Wallach (Don Vittorio), Luther Adler (Falco), Fausto Tozzi (Frank), Franco Lantieri (Nunzio), Louis Guss (Magliocco), Carmine Caridi (Jelly), Guido Leontini (Angelo), Sam Coppola (Chick), Mario Erpichini (Danny), Gabriele Torrei, Adolfo Cosi, Dina Nella, Franco Arena, Vittorio Polacco, Tony Chiaromonte, Bruno Boschetti, Carmine Caridi, Adam Wada, Stefano Oppedisano, Fotografia/Photography: Aldo Tonti Musica/Music: Giancarlo Chiaramello Costumi/Costume Design: Marina Bruni Scene/Scene Design: Marina Bruni, Robert Gundlach Montaggio/Editing: Vanio Amici Produzione/Production: Produzioni Cinematografiche Inter. Ma. Co., Bright-Persky Associates Features, New York Distribuzione/Distribution: Cineriz censura: 63943 del 02-02-1974 Altri titoli: Crazy Joe, Crazy Joe, Jo le fou, Testament in Blei Trama: E' in prigione che Joe Gallo comincia a capire che la società non è sola divisa verticalmente tra gruppi razziali ed etnici, ma è soprattutto divisa orizzontalmente, tra il mondo degli schiavi e quello dei potenti. Animato da un rozzo sentimento di giustizia - che intense quanto disordinate letture vivificano di fermenti intellettuali - tenta di provocare l'ascesa di una nuova generazione mafiosa, in opposizione alle vecchie gerarchie feudali e conservatrici. Ma il suo spirito di ribellione non riesce a districarsi dai condizionamenti del mondo criminale in cui è cresciuto. Il conflitto con Colombo lo porta su un terreno di scontro estremamente ambizioso e di sapore parapolitico.
Ma il suo fiato è corto. Il suo tentativo di creare una sorta di "italian power" fallisce (come già, parzialmente, quello di Colombo); e la sua caduta è un po' il riflesso, in forma grottesca, del rientro di tanti fermenti rivoluzionari oggi ricondotti, in America, nell'alveo delle strutture tradizionali. E' la conclusione di una rabbia rimasta allo stato puro, non giunta, malgrado tante premesse suggestive, al livello della riflessione politica.
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