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Scipione detto anche l'Africano (1971)

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Scipione detto anche l'Africano (1971)



Regia/Director: Luigi Magni
Soggetto/Subject: Luigi Magni
Sceneggiatura/Screenplay: Luigi Magni
Interpreti/Actors: Silvana Mangano (Emilia, moglie di Lucio Scipione), Turi Ferro (Giove Capitolino), Woody Strode (Massinissa, re di Numidia), Philippe Hersent (console Marcello), Marcello Mastroianni (Scipione l'Africano), Vittorio Gassman (Catone il censore), Fosco Giachetti (Aulio Gellio), Ruggero Mastroianni (Lucio Scipione, l'Asiatico), Ben Ekland (Sempronio Gracco), Enzo Fiermonte (Quinto), Christian Alegny, Gianni Solaro, Gudrun Mardou Khiess, Adolfo Lastretti, Wendy D'Olive, Brizio Montinaro, Rosita Torosh, Ennio Antonelli, Pietro Scheggi
Fotografia/Photography: Arturo Zavattini
Musica/Music: Severino Gazzelloni
Costumi/Costume Design: Lucia Mirisola
Scene/Scene Design: Lucia Mirisola
Montaggio/Editing: Amedeo Salfa
Suono/Sound: Raul Montesanti
Produzione/Production: Ultra Film, Cinema Filmgesellschaft, München, F.I.C., Paris
Distribuzione/Distribution: Interfilm
censura: 57783 del 27-02-1971
Altri titoli: Scipion dit aussi l'Africano
Trama: Un nuovo film di Magni su Roma, il terzo, dopo "Faustina" e "Nell'anno del Signore". Lo Scipione attuale, non è quello della battaglia di Cartagine, ma il senatore degli anni seguenti, che vive ancora di ricordi di imprese gloriose. Al Senato mal visto per la sua onestà e per il suo ascendente ancora molto forte nel popolo, gli si dichiara guerra. Catone il Censore lo accusa insieme al fratello Scipione l'Asiatico, di aver rubato cinquecento talenti dovuti a Roma dal re Antioco di Siria. Scipione è innocente, e non accetta l'imputazione per un fatto non commesso. Ma il danaro è stato sottratto, e quando scopre che il fratello l'Asiatico ne è l'autore, con romana fierezza si presenta a Catone per denunciarlo. Ma Catone è un "dritto", sa che in questo modo l'Africano aumenterebbe di popolarità e di ascendente presso la plebe, e rifiuta il sacrificio. A Scipione l'Africano non resta altro che incolparsi davanti al Senato non solo del crimine commesso dal fratello, ma anche una serie di crimini mai commessi, compiendo un suicidio morale. Lo stesso Catone di fronte a tanta grandezza morale risulta commosso ed invoca, sorretto da unanime consenso, umana clemenza. Ma l'Africano è già sulla via del volontario esilio.

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