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4 mosche di velluto grigio (1971)

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4 mosche di velluto grigio (1971)



Regia/Director: Dario Argento
Soggetto/Subject: Dario Argento, Luigi Cozzi, Mario Foglietti
Sceneggiatura/Screenplay: Dario Argento
Interpreti/Actors: Mimsy Farmer (Nina Tobias), Jean-Pierre Marielle, Aldo Bufi Landi (medico legale obitorio), Oreste Lionello ("professore"), Stefano Satta Flores (Andrea), Carlo Pedersoli [Bud Spencer] (Diomede), Dante Cleri, Guerrino Crivello, Gildo Di Marco, Tom Felleghi, Leopoldo Migliori, Fulvio Mingozzi, Stefano Oppedisano, Pino Patti, Ada Pometti, Jacques Stany (psichiatra), Michael Brandon, Francine Racette (Dalia), Calisto Calisti (Marosi), Michael Brandon (Roberto Tobias), Jean-Pierre Marielle (Gianni Arrosio), Marisa Fabbri (Amelia, la governante), Fabrizio Moroni (Mirko), Corrado Olmi (portinaio), Costanza Spada [Laura Troschel] (Maria Pia), Gianni Di Benedetto (visitatore mostra bare), Sandro Dori (addetto mostra bare), Renzo Marignano (altro addetto mostra bare)
Fotografia/Photography: Franco Di Giacomo
Musica/Music: Ennio Morricone
Costumi/Costume Design: Enrico Sabbatini
Scene/Scene Design: Enrico Sabbatini
Montaggio/Editing: Françoise Bonnot
Suono/Sound: Mario Ronchetti
Produzione/Production: Seda Spettacoli, Universal Productions France, Paris
Distribuzione/Distribution: Cinema International Corporation
censura: 59423 del 11-12-1971
Altri titoli: Four Flies on Grey Velvet, Quatre mouches de velours gris, Vier Fliegen auf grauem Samt
Trama: Mentre girava il suo film, Dario Argento dichiarò: "Questo film sarà molto diverso dai miei primi due". Mentre "L'uccello dalle piume di cristallo" era una storia di incubi, di illusioni, di smarrimento, e il "Gatto a nove code" una specie di esercitazione sulla violenza sia fisica che morale, sul sangue, questo mio ultimo film sarà un'opera sulla inquietudine, sul disagio, sul terrore dell'ignoto, dell'imprevisto delle minacce incombenti ma ineluttabili. Un film "estremamente cinematografico" nel senso che userò tutte le possibilità espressive della macchina da presa come "Dolly" impossibili; carrelli aerei lunghi cinquanta metri, lenti eccezionali, cineprese che vanno dai dodici fotogrammi al secondo (normalmente sono 24) ai mille. E' la prima volta che il cinema italiano usa il "rallenty" a mille fotogrammi al secondo, e per trovare questa macchina sono dovuto andare nella Germania Est. Riprendendosi, come egli dichiara, alla grande tradizione espressionista tedesca, a Lang in particolare, Argento innesta quei temi e quelle impressioni in una realtà italiana non ben definita. Indefinita nel senso che l'ambientazione è composta da vari squarci di città italiane. Ne risulta un panorama inconsueto, una nuova città composta dal regista secondo i suoi gusti espressivi.

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