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La classe operaia va in Paradiso (1971)

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La classe operaia va in Paradiso (1971)



Regia/Director: Elio Petri
Soggetto/Subject: Elio Petri, Ugo Pirro
Sceneggiatura/Screenplay: Elio Petri, Ugo Pirro
Interpreti/Actors: Gian Maria Volonté (Ludovico Massa, detto "Lulù"), Mariangela Melato (Lidia, la moglie di Massa), Gino Pernice (sindacalista), Luigi Diberti (Bassi), Donato Castellaneta (Marx), Giuseppe Fortis (Valli), Corrado Solari, Flavio Bucci, Luigi Uzzo, Giovanni Bignamini, Ezio Marano (cronotecnico), Adriano Amidei Migliano (tecnico), Antonio Mangano, Lorenzo Magnolia, Federico Scrobogna (bambino, Pinuccio), Guerrino Crivello, Alberto Fogliani, Carla Mancini, Orazio Stracuzzi, Marina Rossi, Renzo Varallo, Eugenio Fatti, Mietta Albertini (Adalgisa), Renata Zanego (Maria), Salvo Randone (Militina, collega di Massa ricoverato in manicomio)
Fotografia/Photography: Luigi Kuveiller
Musica/Music: Ennio Morricone
Costumi/Costume Design: Franco Carretti
Scene/Scene Design: Dante Ferretti
Suono/Sound: Mario Bramonti
Montaggio/Editing: Ruggero Mastroianni
Produzione/Production: Euro International Films
Distribuzione/Distribution: Euro International Films
censura: 58881 del 19-09-1971
Altri titoli: La classe ouvrière va au Paradis
Trama: Massa, un operaio della BAN, una fabbrica che sorge alla periferia della città, è un lavoratore zelante e coscienzioso, al punto da alienarsi le simpatie dei suoi compagni, che vedono in lui un pericoloso modello, una specie di robot che stabilisce tempi di produzione frenetici, ai quali tutti sono costretti ad adeguarsi. Tutto cambia il giorno in cui una falange del dito gli viene asportata da un macchinario. La menomazione fisica non desta preoccupazioni eccessive, mentre più grave diventa il conflitto di coscienza che si scatena in lui, provocato anche dalla improvvisa solidarietà dei compagni che per il suo infortunio hanno proclamato uno sciopero. Quando torna al lavoro Massa è completamente cambiato. Il tarlo riformista gli è rientrato nel cervello, tanto che i dirigenti saranno costretti a licenziarlo perché giudicato un elemento pericoloso. Il fatto però non passa sotto silenzio. I compagni solidarizzano nuovamente con lui e indicono un altro sciopero, per poi lasciarlo da solo ad affrontare una situazione senza via d'uscita. Sarà riassunto, ma la fabbrica per lui non sarà più la stessa.

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