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Sua Eccellenza si fermò a mangiare (1961)

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Sua Eccellenza si fermò a mangiare (1961)



Regia/Director: Mario Mattòli
Soggetto/Subject: Vittorio Metz, Roberto Gianviti
Sceneggiatura/Screenplay: Vittorio Metz, Roberto Gianviti
Interpreti/Actors: Ugo Tognazzi (Ernesto), Totò (Totò alias "dott. Tanzanella" il ladro), Virna Lisi (Silvia), Lauretta Masiero (Lauretta), Raimondo Vianello (ministro), Mario Siletti (conte Tommaso Bernabei), Lia Zoppelli (contessa Clara Bernabei), Nando Bruno (I'oste), Francesco Mulè (commissario), Vittorio Congia (segretario Binf), Pietro De Vico (Dino, il cameriere), Salvo Libassi (federale), Ignazio Leone (Cennarino, il complice ladro), Jole Mauro (figlia dell'oste), Ughetto Bertucci (fascista), Toto Mignone (fascista), Elly Drago (Gina), Tina Perna (cameriera), Anna Campori (moglie dell'oste), Nando Angelini, Edoardo Biagetti [Edy Biagetti], Flora Carosella
Fotografia/Photography: Alvaro Mancori
Musica/Music: Gianni Ferrio
Costumi/Costume Design: Giuliano Papi
Scene/Scene Design: Alberto Boccianti
Montaggio/Editing: Gisa Radicchi Levi
Suono/Sound: Franco Groppioni
Produzione/Production: D.D.L.
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 34271 del 17-03-1961
Altri titoli: Dott. Tanzanella, medico personale del... fondatore dell'imp
Trama: Per giustificare alla moglie Silvia una prolungata assenza, dovuta ad un'avventura amorosa, Ernesto si serve di un ladruncolo, Totò, presentandolo alla consorte come un vecchio compagno d'arme rincontrato improvvisamente dopo tanto tempo. Totò si presenta sotto l'identità di tal dottor Tanzanella, senza sapere che questi è il medico personale di Benito Mussolini. Per questo gioco d'equivoci, Totò, creduto quindi un intimo del duce, viene invitato ad un pranzo, organizzato dai genitori di Silvia nella propria villa in onore di un ministro del governo fascista. Con disappunto di Ernesto, Totò accetta con molto piacere: il suo obiettivo è quello di rubare un prezioso servizio di posate. E infatti con abilità Totò mette a segno il colpo, riuscendo a far sparire le preziose posate in oro cesellate da Benvenuto Cellini. Quando ci si accorge del furto, tra i partecipanti al banchetto scoppiano litigi: ci si rinfaccia vecchie questioni, riemergono antiche rivlità, trapelano gelosie di natura amorosa. Ad un certo punto, poi, viene accusato del furto addirittura il ministro! Ernesto, allora, per amore della carriera e per evitare guai maggiori si autoaccusa del furto. Chiariti tutti gli equivoci, l'unico a rimanere fuori da ogni benché minimo sospetto è proprio il vero ladro: Totò può così allontanarsi indisturbato, tra gli onori dovuti al suo ruolo di medico di Mussolini, con le preziose posate.

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