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Che gioia vivere (1961)

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Che gioia vivere (1961)



Regia/Director: René Clément
Sceneggiatura/Screenplay: René Clément, Leonardo Benvenuti [Leo Benvenuti], Piero De Bernardi
Interpreti/Actors: Alain Delon (Ulisse Cecconato), Barbara Lass (Franca Fossati), Gino Cervi (Olinto Fossati), Rina Morelli (Rosa, moglie di Olinto), Paolo Stoppa (Giuseppe Gorgolano, barbiere), Ugo Tognazzi (primo anarchico bulgaro), Aroldo Tieri (secondo anarchico bulgaro), Didi Perego (Isabella, attivista fascista), Annibale Ninchi (professore anarchico), Giampiero Littera (Turiddu), Carlo Pisacane (nonno Meo), Nanda Primavera (Margherita Gorgolano), Nando Bruno (maresciallo), Enzo Maggio (detenuto n° 888), Claudio Undari [Robert Hundar] (capomanipolo fascista), Fanfulla (questore), Luciano Bonanni (venditore di pentole alla fiera), Gastone Moschin (prete), Leopoldo Trieste (artista anarchico), Jacques Stany [Jacques Stanislawski] ("Universo "), Luigi Giuliani ("Velivolo "), Stefano Valle ("Sanguesparso"), Franco Speziali (padre Ignazio), René Clément (generale francese), Michele Riccardini (fruttivendolo), Renato Malavasi (direttore del carcere), Paolo Giusti (detenuto giovane), Graziella Durano, Rosalba Neri
Fotografia/Photography: Henri Decae
Musica/Music: Angelo Francesco Lavagnino [Angelo Lavagnino]
Costumi/Costume Design: Pier Luigi Pizzi
Scene/Scene Design: Piero Zuffi
Suono/Sound: Amelio Verona, Fausto Ancillai
Produzione/Production: Cinematografica RI.RE., Tempo Film, Francinex, Paris
Distribuzione/Distribution: Cineriz
censura: 34691 del 09-05-1961
Altri titoli: Quelle joie de vivre, Halt mal die Bombe, Liebling
Trama: Roma, 1921. Finita la naja, Ulisse e Turiddu non hanno intenzione di tornare al loro paese. Allettati dal denaro promesso dal Fascio a chi si iscrive al partito, i due amici entrano a far parte delle camicie nere. Il loro primo incarico è di chiara matrice spionistica: scoprire in quale tipografia sono stati stampati dei volantini antifascisti. Ulisse scopre che la tipografia in questione è la Olinto & Figli, della brava e simpatica famiglia Fossati, ma soprattutto che Franca, la figlia di Olinto, è una gran bella ragazza. Decide allora di lasciare i fasci di combattimento, dividendosi da Turiddu, per farsi assumere come apprendista tipografo. Man mano che i giorni passano, Ulisse si trova sempre più coinvolto nell'attività dei Fossati, simpatizzanti anarchici che lui, apolitico, non solo non denuncia per attività sovversiva, ma, pur di stare accanto a Franca, si fa passare per anarchico lui stesso assumendo il soprannome di "El camposanto". I guai iniziano quando gli viene affidato l'incarico di compiere un attentato contro quattro generali in arrivo a Roma per una conferenza sul disarmo. Tuttavia, la famiglia Fossati è schedata dalla polizia e vengono tutti, Ulisse compreso, arrestati preventivamente. Franca e Ulisse riescono a fuggire dalla prigione; il giovane, per farsi bello agli occhi della ragazza, afferma di voler compiere lo stesso l'atto terroristico. Ma, contrario alla violenza, sostituisce segretamente le bombe con dei cavolfiori. A scombinare il suo piano arrivano due autentici terroristi, pronti a piazzare delle vere bombe lungo il percorso delle autorità. Per evitare che muoiano degli innocenti e che venga accusato "El camposanto", cioè lui, Ulisse cerca di sventare l'attentato, ma i fascisti l'ostacolano: il disordine causato dalla morte dei generali farebbe il loro gioco, che potrebbero reagire a proprio piacimento. Ulisse riesce allora a precedere il corteo delle autorità, facendo scoppiare senza danni alcune bombe, disinnescandone altre. Ma deve poi subire il pestaggio dai fascisti e finisce nuovamente in prigione come anarchico pericoloso. Per Franca, invece, ciò che ha fatto Ulisse rappresenta il rifiuto dell'anarchia, ma lei si è accorta di amarlo ugualmente. E questo basta, dietro le sbarre, a rendere felice Ulisse.

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